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Foggia, Italy
L’idea del Circolino nasce dalla passione di alcuni adulti cattolici per la sfida che l’educazione pone oggi a tutta la società. Offrire un luogo di ritrovo, di aggregazione per i ragazzi del quartiere coinvolgendoli nelle attività a loro più prossime: fare i compiti , giocare a pallone, andare insieme al cinema. Un luogo dove i ragazzi non sono la somma delle loro problematiche (famiglia, scuola, relazioni) bensì un “Tu” riconosciuto in tutta la sua libertà, che può decidere di aderire o non aderire a quello che proponiamo ma sempre riaccolto, ripreso. In questa dinamica di rapporto, che, si badi, ha delle sue regole e non si affida mai all’improvvisazione, il genitore diventa il destinatario di segnali educativi che il ragazzo stesso “porta a casa” alla fine di ogni giornata. Questo non può non generare il desiderio di confrontarsi e quindi, anche il genitore, diventa utente del nostro Circolino attraverso incontri e verifiche che arrivano persino a richiederci un confronto con l’altra centrale educativa che è la scuola.

giovedì 16 dicembre 2010

Maria Montessori nelle sui visite ai minori considerati "con problemi" negli istituti di rieducazione, aveva notato che passavano molto tempo sotto i tavoli a raccogliere "briciole" del pasto. Questo fatto veniva interpretato dai psikiatri come indice del loro disturbo, oppure perchè ancora affamati (disturbo compulsivo) per il loro stato mentale. I ragazzi venivano "tipizzati" come ritorna ad essere una consuetudine anche adesso: bulli, dislessici, bulimici, disturbo del comportamento, disturbi misti ....
Non si riteneva dover capire, cercare, osservare ... si cercavano conferme ai manuali. Non si cercava il dialogo con il minore.
Maria, invece era una acuta osservatrice, che non aveva fretta di giungere a conclusioni, non faceva diagnosi, sapeva che stava osservando dei ragazzi non dei malati. Si sedeva con loro e osservava quei comportamenti, con rispetto e senza pre-giudizi. Si accorse allora, che quello per quei bimbi era, un gioco! L'unico che in quell'ambiente deprivato e senza stimoli potevano fare (pensate alle classi in cui vivono i nostri ragazzi), avevano inventato il "gioco delle briciole sotto al tavolo".
Forse non erano loro i "ritardati", quelli da eliminare, medicalizzare, tipicizzare, bocciare.
Troppo facile fare un test per stabilire chi ha il voto più alto e chi più basso. Insegnare è un lavoro duro, insegnare è portare tutti al proprio livello di competenza.
Tu che mi leggi, cosa ne pensi?

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